Prendi un nanosatellite, aggiungi dei rivelatori nei raggi X super efficienti di derivazione tecnologica italiana e lancialo in orbita per studiare la più celebre delle pulsar, quella del Granchio. Questa potrebbe essere, in estrema sintesi, la “ricetta” della missione spaziale cinese PolarLight, i cui primi risultati vengono pubblicati in un articolo sulla rivista Nature Astronomy. Il team di PolarLight, guidato da Hua Feng della Tsinghua University di Pechino e a cui partecipano ricercatori dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), avrebbe registrato una diminuzione del grado di polarizzazione della radiazione emessa dalla pulsar Granchio, a cavallo di un ‘glitch’ osservato nel luglio del 2019. I ‘glitch’ sono delle rapide accelerazioni della rotazione della stella di neutroni dovute a un riassestamento repentino del suo nucleo. Questa variazione potrebbe essere legata a un riaggiustamento della magnetosfera della pulsar e alla conseguente variazione col tempo dell’angolo di polarizzazione della radiazione di alta energia emessa. Con questi suoi primi risultati, la missione PolarLight riapre la finestra della polarimetria nei raggi X, dopo 45 anni dal lancio del satellite statunitense OSO-8.
LA PULSAR DEL GRANCHIO AI RAGGI X
By Lucia Sideli|2020-05-14T14:09:15+01:00Maggio 13th, 2020|1 - Novità, Fisica astroparticellare|Commenti disabilitati su LA PULSAR DEL GRANCHIO AI RAGGI X