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Lo strumento è composto da un grande disco di vetro strofinato mediante cuscinetti di cuoio e da un sistema di raccolta delle cariche e di loro trasferimento. La macchina elettrostatica è stato a lungo il più utilizzato generatore elettrostatico. Il suo funzionamento viene ancor oggi richiamato nei corsi di fisica per illustrare l’elettrizzazione per strofinio. Infatti il disco di vetro, messo in rotazione, si elettrizza per strofinio nella zona di contatto delle due coppie di cuscinetti. Attraverso i pettini metallici l’elettricità dal vetro passa sul conduttore, da cui può essere trasportata su altri conduttori per mezzo di un eccitatore o di collegamenti metallici. Le macchine di questo tipo fornivano scarse quantità di elettricità e non permettevano di raggiungere potenziali molto alti; furono successivamente sostituite dai generatori elettrostatici ad induzione. L’esemplare illustrato è stato trovato privo del disco di vetro.

Le macchine elettrostatiche a disco (da Museo Galileo – Istituto e Museo di Storia della Scienza):

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