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Lo strumento è composto da una scatola, la camera, in cui la luce può penetrare solo attraverso una piccola apertura munita di una lente convergente. Tutti sanno che praticando un forellino nella parete di una camera oscura le immagini degli oggetti esterni si proiettano, vivide e colorate, sulla parete opposta. L’effetto diventò ancor più suggestivo quando nel 1560 il fisico napoletano G.B. Della Porta sostituì il forellino con una lente biconvessa. Collocando su un fuoco di questa uno schermo bianco aumentò. infatti, enormemente la luminosità dello strumento, anche se si rese necessaria una messa a fuoco. Lo strumento nell’Ottocento serviva per la verifica della propagazione rettilinea dei raggi luminosi e per spiegare il funzionamento dell’occhio umano. A corredo di apparecchi come quello qui presentato spesso si trovavano accessori per raddrizzare le immagini o per permetterne la copiatura su un foglio.

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